Durante una festa studentesca, Mariam, una giovane donna tunisina, incontra il misterioso Youssef ed esce con lui. Inizia una lunga notte, durante la quale dovrà combattere per i suoi diritti e la sua dignità. Ma come può avere giustizia quando si trova dallo stesso lato dei suoi aggressori? La bella e le bestie narra l’odissea di una ragazza che deve denunciare una violenza sessuale in un Paese che, all’indomani della caduta della dittatura di Ben Ali ma anche della Primavera araba, vorrebbe dirsi liberato, e in realtà conserva una mentalità autoritaria e maschilista appoggiata tanto dalla religione quanto da una burocrazia disegnata per opprimere. La 40enne Kaouther Ben Hania, alla sua seconda regia di lungometraggio, scrive e dirige (insieme all’anziano sceneggiatore Khaled Walid Barsaoui) una storia ispirata ad un evento realmente accaduto, raccontato nel romanzo “Colpevole di essere stata violentata” che porta la doppia firma di Meriem Ben Mohamed (la vittima) ed Ava Djamshidi. Ben Hania si circonda di molte donne, come la montatrice Nadia Ben Rachid, per calare lo spettatore in un incubo specificatamente femminile, ma non commette l’errore di escludere il pubblico maschile perché mostra, attraverso il personaggio di Yussef, come anche i giovani uomini siano vittime del sistema arcaico nordafricano. In ogni caso il punto di vista femminile, incarnato in modo convincente dalla giovane attrice Mariam Al Ferjani, è mostrato come solo un’autrice poteva fare: Ben Hania ci fa provare sulla nostra pelle il senso di vulnerabilità fisica e di esposizione (memorabile la scena del ginecologo) che ogni donna ha provato almeno una volta nella vita, senza bisogno di essere cresciuta nella Tunisia fondamentalista e repressiva.
La bella e le bestie è tanto una storia di resilienza politica quanto di empowerment femminile: quello che può trasformare uno chador in un mantello da supereroina. Distribuito in Italia da Kitchen Film